Le emozioni sui social network: il caso Twitter

I social media si sono evoluti seguendo uno sviluppo molto simile a quello umano. Dalla radio e la tv alle piattaforme social più articolate e interconnesse tra loro. Le emozioni sui social network giocano un ruolo decisivo nel soddisfacimento dei bisogni umani. Vediamo cosa è emerso da un’indagine condotta su Twitter.

Bisogni e gratificazioni sui social network

Un tempo, prima dell’avvento delle piattaforme social, si credeva che le persone fossero passive di fronte ai mezzi di comunicazione di massa. Spettatori immobili di fronte alla TV, alla radio…passivi, di fronte ad un mondo di notizie propinate dai grandi mezzi di diffusione.
Oggi, invece, grazie a numerosi studi e ad un filone di ricerca che si è concentrato sul prendere in analisi i media, la loro evoluzione ed il rapporto con gli individui, è stato appurato che le persone giocano un ruolo fondamentale nell’interazione con i mezzi di comunicazione. Esse, in base a determinati bisogni interni, si rivolgono ai media per trovare un certo grado di gratificazione e lo fanno in modo attivo, al contrario di ciò che si pensava qualche tempo fa. Le emozioni sui social network, col tempo, si sono guadagnate un posto di rilievo nella ricerca.

Le emozioni sui social network: dal relax ai bisogni più profondi

Secondo Blumler e Katz (1974), i primi studi in merito iniziano negli anni ’40. Si provava ad inquadrare le varie tipologie di audience e le funzioni specifiche dei media. Una delle prime funzioni individuate è stata quella dei media come fonte di relax: i mass media come modo per evadere dalla routine e distrarsi dalle preoccupazioni della vita quotidiana.

Le persone, quindi, attraverso i social media soddisfano un certo tipo di bisogni. Tali bisogni sono stati poi operazionalizzati e divisi in classi.
Si parla di bisogni cognitivi, che riguardano l’acquisizione di conoscenze, informazioni e controllo dell’ambiente Le persone si rivolgono ai social media per informarsi su determinati argomenti, in ambito accademico (scuola, università), e riguardo le notizie di attualità.
Vi sono poi i bisogni sociali: si frequentano i social media per essere, appunto, “social”. Quindi rafforzare i rapporti con gli amici, i conoscenti, magari i colleghi di lavoro attraverso determinate piattaforme, i propri familiari e, non meno importante, la conoscenza di nuove persone.
E, infine, i bisogni affettivi e personali. È qui che le emozioni sui social network si incontrano. Questi particolari tipi di bisogni, sono quelli che riguardano il rafforzamento dell’esperienza emotiva e la ricerca del piacere in tale senso.

Evoluzione dei bisogni, evoluzione dei social

I bisogni, però, si sono evoluti come si è evoluto l’essere umano. È per questo motivo che, nell’ambito di un laboratorio pensato all’interno del Corso di Laurea di Tecnologie e culture digitali dell’Università Sapienza di Roma, è stata condotta un’indagine allo scopo di sottolineare la trasformazione dei bisogni, che sono diventati sempre più complessi, e la sfida dei social ad accoglierli e tentare di soddisfarli. Ci si è soffermati in particolare sulle emozioni sui social network e la necessità delle persone di soddisfare bisogni emotivi. La piattaforma scelta per condurre l’indagine è stata Twitter.

Nato come il social di microblogging più immediato, Twitter ha visto una crescita esponenziale dei propri iscritti, che si sono diversificati in modo impressionante. Ha dovuto, perciò, apportare diverse modifiche nel corso degli anni. Dai 140 caratteri permessi per i post, si è passato a 280, con la possibilità di utilizzare foto e video, storie (fleet, ormai già dismessi) e dirette audio.

Alle sue origini, Twitter si poneva come social atto a soddisfare bisogni cognitivi, quindi di conoscenza: attraverso la micro-piattaforma si acquisivano informazioni in tempo reale su ciò che accadeva nel mondo, anche grazie al massivo uso degli hashtag.

Attualmente, però, la lista dei bisogni si è allungata, o meglio, gli utenti hanno iniziato a demandare sempre di più alle piattaforme social, cercando in esse una valvola di sfogo per i propri impulsi ed i propri bisogni ad ampio raggio. Le emozioni sui social network sono diventate così incidenti da rappresentare oggetto di studi su più versanti.
I bisogni che le persone cercano di soddisfare su twitter, attualmente, oltre a quelli di conoscenza e informazione, sono quelli a livello di personalità. Si cerca rassicurazione, di aumentare la propria self confidence e credibilità. Attraverso la ricerca e l’interazione con l’altro, e ad un uso massivo della piattaforma che può arrivare a sfiorare le 12 ore giornaliere, si tenta di aumentare il proprio senso di auto-efficacia e sopperire forse ad un contesto sociale quotidiano probabilmente carente. Non da meno sono le esperienze emotive ricercate, sia in senso diretto (cercando l’interazione affettiva con l’altro) sia in senso vicario (assistendo e partecipando alle esperienze emotive altrui).

Le emozioni sui social network: l’indagine

L’indagine svolta su Twitter è stata molto interessante poiché, tramite un questionario concepito ad hoc, è stato possibile iniziare ad indagare il vissuto emotivo degli utenti che lo popolano.
Dall’analisi delle risposte agli item, si potrebbe evincere che gran parte degli utenti è emotivamente coinvolta e cosciente della propria esperienza affettiva sul social. Le emozioni sui social network sono ben riconosciute e distinte. Si riferisce un’alta partecipazione alle emozioni altrui e alla condivisione delle esperienze emotive, anche con l’affezione verso gli altri utenti, con cui si sono stabiliti legami spesso anche molto forti.
Questo grande coinvolgimento emotivo, si riversa anche nella vita quotidiana: gli utenti dichiarano che anche un solo tweet è riuscito a risollevare istantaneamente la loro giornata e il loro umore.

Il rapporto tra le emozioni sui social network e gli utenti non è così roseo e semplice come sembra. Allo stesso tempo, infatti, dall’indagine emerge che l’atteggiamento nei confronti delle emozioni di frustrazioni appare diverso. Gli stessi utenti che hanno espresso un grande coinvolgimento emotivo in senso positivo hanno anche espresso un notevole distacco dalle emozioni di frustrazione.

Dal momento che l’attivazione emotiva (che sia positiva o negativa) non può essere scelta, tale dato è bizzarro. Le stesse persone che si sono mostrate coinvolte in senso positivo nelle emozioni di gioia e condivisione e nelle esperienze affettive positive, hanno mostrato una certa riluttanza ad essere coinvolte nelle esperienze emotive di frustrazione.

Gli esseri umani, però, non possono scegliere arbitrariamente quali emozioni attivare nel proprio cervello e quali invece no. E l’esperienza su Twitter ci insegna che il conflitto e la frustrazione sono all’ordine del giorno e alla base di condotte di odio che spesso (quotidianamente, in realtà) danno vita ai trend topic.

Ipotesi interpretative e domande per il futuro

Possiamo quindi provare ad interpretare questo fenomeno ipotizzando che, forse, gli utenti non sono coscienti dell’impatto delle situazioni di frustrazione sulla propria psiche. Si potrebbe ipotizzare che gli stessi utenti che giornalmente danno vita e/o partecipano più o meno intensamente ad episodi di grande conflitto, non sappiano in realtà distinguere un’escalation di frustrazione da uno scambio di opinioni. In questo caso le emozioni sui social network la fanno da padrone, ma ciò non vuol dire che gli utenti le riconoscano davvero.
Un’ulteriore ipotesi interpretativa, legata alla precedente, potrebbe riferirsi al fatto che le persone tendono, inconsapevolmente, a minimizzare le esperienze frustranti. Se ciò corrispondesse a verità, sarebbe interessante indagarne le ragioni profonde.

Cercare di dare una risposta oggettiva all’indagine condotta è un azzardo, e non sarebbe scientificamente corretto. Questa esperienza, però, fa sorgere molte domande e molte ipotesi, che potrebbero guidare un numero considerevole di ricerche successive nel campo dell’affettività vissuta sui social media. 

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