Nella gestione dell’emergenza da Covid-19 si è forse sottovalutato l’impatto psicologico all’interno delle dinamiche sociali e individuali che si sono verificate. Lo stato di allerta, il lockdown, la Fase 1, la Fase 2 e i vari decreti hanno fatto perdere di vista i fenomeni psichici che si sono sviluppati sotto la superficie e che rischiano di minare la salute degli individui e delle società. Uno di questi è il Negazionismo. Nelle ultime ore i social media sono invasi dalla diatriba, scandita a suon dell’hashtag #Covidiots tra chi teme gli effetti del virus e chi li nega. Ma chi sono i “Covidioti” e perché negano la pandemia?
La pandemia è un fenomeno complesso, multidirezionale e multisfaccettato: non riguarda solo aspetti strettamente correlati all’ambito fisiologico, ma anche fenomeni sociali, gruppali e individuali da guardare con una lente psicologica.
Durante la “Fase 1”, per ovvie ragioni, si è preferito concentrarsi sugli aspetti più strettamente biologici e sociali: trattamento, prevenzione e manovre sociali per impedire il diffondersi del contagio. Ma si è perso di vista il lato psicologico della questione: cosa hanno provato le persone? Come hanno vissuto il dolore, lo spavento, lo sgomento? Quali sono i meccanismi psicologici che si sono innescati nelle loro menti?
Il sociologo Keith Kahn-Harris distingue la negazione dal negazionismo: la prima consiste in un processo individuale correlato al rifiuto psicologico, alla non accettazione di un fenomeno come vero. Si tratta di una sorta di rimozione, che ricorda tanto il tentativo di psicoanalitica memoria di ricacciare nell’inconscio le verità inaccettabili. Il negazionismo, invece, rimuove la realtà scomoda creandone una alternativa. È per questo che il negazionismo è un fenomeno più complesso.
Il negazionismo è sempre esistito, basti pensare a quello relativo all’olocausto, al riscaldamento globale e all’Hiv. Negli ultimi tempi tale fenomeno ha colpito anche l’epidemia da Coronavirus.
In America manifestano per i diritti civici, affinché i neri non vengano pestati a morte dalla polizia. In Europa sfilano perché non vogliono mettersi la mascherina quando vanno a comprarsi lo sciampo.#COVIDIOTS #Berlino
— TRUMPO (@iltrumpo) August 2, 2020
Il negazionismo come fenomeno, quindi, non è nuovo, ma in un contesto come quello attuale è particolarmente pericoloso. Molte persone hanno difficoltà ad accettare che la pandemia sia un fenomeno reale, in modo particolare nel momento in cui, superata la fase acuta di lockdown, l’emergenza tende un po’ a rientrare e si iniziano a vedere le misure restrittive come degli impedimenti e delle imposizioni forzate. È un fenomeno psicologico, è la reazione psichica di chi cerca di allontanare da sé una verità che gli porta dolore ed è quindi difficile da accettare. Lo scopo del negazionismo non è quello di evitare che una realtà venga a galla o venga accettata, ma è quello di creare una realtà alternativa, più accettabile, più sopportabile.
Se da un lato molte persone hanno provato e provano paura relativamente alla presenza di un virus pericoloso, dall’altro esistono delle persone che non vi danno alcuna importanza. Anzi, molte persone vedono con occhio critico ciò che è successo negli ospedali in questi ultimi mesi, credendo che sia tutta una bugia.
Ciò è dovuto molto spesso ad un fenomeno di scollamento dalla realtà: si tende a guardare la vita attraverso una finestra, come se tutto fosse lontano. È l’effetto Irrealtà, detto anche effetto Social Newtork: tutto accade dietro ad uno schermo, è distante e non tocca la propria realtà. Questo connota tutti gli elementi della vita di una certa inoffensività: se tutto è lontano, nulla può farci del male davvero, neppure la morte e la malattia.
Quando il megafono del negazionismo cade nelle mani di personaggi influenti, come possono essere i politici e i personaggi pubblici, esso non è più la difficoltà psicologica di accettare una realtà, ma una manovra politica pericolosissima, volta a minimizzare la gravità e la mortalità del virus e a far leva sulla libertà di uscire dal lockdown e tornare ad essere liberi.
La rete, quindi, funge da amplificatore di un fenomeno già di per sé deleterio: attraverso l’influenza di personaggi di spicco, il negazionismo diventa verbo e si concretizza sulla bocca di tutti, mettendo in pericolo delle vite.
Quando vedi 15mila negazionisti del Coronavirus marciare a Berlino contro distanziamento sociale e mascherine, in compagnia dei neonazisti e dei cosiddetti no-vax, capisci che questo pianeta è sovrappopolato.#COVIDIOTS
— Fabio Salamida (@SalamidaFabio) August 1, 2020
Non solo il primo ministro britannico Boris Johnson proponeva una strategia di immunità di gregge, ma anche altri personaggi politici, come Donald Trump o Andréas Manuel Lòpez Obrador, presidente messicano, hanno attuato la politica del negazionismo, accompagnati da altri personaggi pubblici (non assenti anche nel nostro Paese). L’immunità di gregge, in particolare, consiste nel permettere alle persone di entrare liberamente in contatto tra loro per incoraggiare il contagio, favorendo una ipotetica immunità collettiva. Strategia pericolosamente mortale: poco dopo, infatti, anche i leader politici negazionisti hanno dovuto dichiarare lo stato di emergenza e l’attuazione di misure restrittive.
Durante gli ultimi mesi ci sono state diverse manifestazioni contro le misure restrittive per combattere il Covid-19: persone contro il distanziamento sociale, contro l’uso della mascherina, al suono di slogan emotivamente pregnanti, come ad esempio lo slogan “I can’t breathe” di George Floyd, ripreso da Guy Phillips, un consigliere comunale repubblicano, per riferirsi al soffocamento dovuto alla mascherina.
L’uso della mascherina, del distanziamento sociale e di altre forme di precauzione, vengono viste dai negazionisti come privazioni di libertà e si reclama a gran voce il diritto di libero arbitrio, di fare ciò che si vuole, fregandosene delle norme restrittive, poiché un reale pericolo non esiste, ma tutto sarebbe il frutto di tentativi di manipolazione. Le multe dovute alla mancata osservanza delle restrizioni, in questo periodo, fioccano e sono sempre più in aumento.
A Berlino la marcia dei negazionisti: “Le mascherine sono inutili” https://t.co/l1DQ7lKjmz
— La Stampa (@LaStampa) August 1, 2020
È necessario, in modo particolare in casi estremi come quelli di una pandemia, investire risorse nel sistema sanitario, nel campo della ricerca ma anche nell’ambito psicologico: la prevenzione prima, e il trattamento e il monitoraggio poi, costituiscono la soluzione migliore per limitare gli effetti negativi dei fenomeni che agiscono a livello personale e sociale, e fronteggiare le situazioni di emergenza. Il negazionismo è il fenomeno di coloro che hanno bisogno di non credere ad una realtà troppo dolorosa e crearne una alternativa. Chi ha bisogno di creare altre verità respinge le proprie paure nell’inconscio: la relazione d’aiuto in termini psicologici è quindi fondamentale, per far sì che le persone imparino a riconoscere le proprie paure e ad esprimerle per liberarsene e vedere la realtà per quella che è, abbandonando l’esigenza di creare mondi alternativi e pericolosi.
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