Oggigiorno è sempre più facile sentir parlare di gravidanza, parto, allattamento, cura e crescita dei neonati (ne abbiamo parlato anche qui): le madri e le donne si confrontano tra loro circa questi temi e c’è sempre una maggiore apertura verso questo tipo di condivisione. Un argomento di cui si parla ancora poco, però, è il ruolo dei padri durante il processo della gravidanza e durante il parto.
Papà in sala parto: sì o no?
Si sta facendo sempre più largo l’idea che la presenza dei padri in sala parto sia positiva, sia per l’importanza che ricopre la vicinanza del partner, sia perché questo rende la gravidanza un evento di coppia, e non più solo un evento prettamente femminile.
L’immagine dei papà che fumano fuori dalla sala parto andando su e giù per i corridoi è ormai superata, sia perché ormai è vietato fumare nei locali :-), sia perché oggi i padri sono sempre più presenti ed attivi.
Le svolte e le rivolte sociali hanno cambiato, e stanno cambiando, il modo di guardare le figure genitoriali ed i loro ruoli, comprese le riflessioni sulla figura maschile e paterna. Rivalutare e rinnovare la figura dei padri, oggi sempre più presenti. Devono essere presenti. Perché un figlio nasce da entrambi, non solo della madre. Lui deve esserci, dall’inizio alla fine della gravidanza. Dal concepimento alla nascita, è giusto che ci sia.
Quasi come fosse scontato.
Si, sembra che oggi sia scontato che un padre debba essere presente durante il travaglio fino al parto. Ed alcuni di loro ne avvertono il peso.
Una ricerca tedesca (Von Sydow e Happ, 2012), ha evidenziato che solo una piccola percentuale degli uomini presenti al parto delle proprie compagne aveva provato sentimenti non positivi. Gran parte dei padri intervistati ricordava momenti non proprio piacevoli del parto, come ad esempio le complicanze, la grande sofferenza e tutto ciò che ha a che fare coi dolori del parto, ma allo stesso tempo giudicava l’esperienza come positiva, e ripetibile!
Il disagio dei padri: invisibile ed inaccettabile
Ma non sempre è così. Ai padri è legato anche un vissuto che non per forza è fatto solo di gioia. Un vissuto taciuto, per paura di essere giudicati, per paura dell’opinione pubblica, per non arrecare sofferenze alla propria compagna/moglie, per non sentirsi in difetto nei confronti del nascituro, perché avvertono il peso di essere stati nell’ombra fin troppo a lungo. Molti padri non vivono bene la loro presenza al parto, ma non lo dichiarano, per i motivi succitati. Sono passati dal passeggiare freneticamente in sala d’attesa a ricevere il bambino tra le braccia e tagliare il cordone ombelicale. Il passaggio è stato rapido, anche se a primo impatto non sembra.
Ma qual è il vissuto dei padri? Cosa provano, oltre la gioia della nascita e della vicinanza alla propria famiglia?
Dietro gli occhi di un uomo che non vede l’ora di conoscere il proprio bambino, c’è un vissuto fatto di tantissime emozioni, che vanno da quelle positive a quelle negative. Possono provare felicità, paura, ansia per le aspettative che nutrono, ma anche disgusto, shock, panico.
Ci sono alcuni uomini che provano molta paura, anche se decidono comunque di essere presenti al parto. Hanno paura, per esempio, di non poter far nulla nel momento in cui la loro compagna/moglie soffre o se si verificano delle complicazioni, e questo può lasciargli una grande ferita dentro, che si porteranno dietro per molto tempo.
Per alcuni l’esperienza delle emozioni negative può essere così forte da costituire un evento traumatico, che avrà le sue conseguenze negative all’interno del rapporto di coppia, e quindi della famiglia, ripercuotendosi a più livelli.
E’ proprio fondamentale che i padri siano presenti al parto?
Cos’è davvero importante, la loro presenza a tutti i costi, o una consapevolezza ed una vicinanza emotivamente stretta e stabile tra i partner?
Un padre che prova forti sentimenti negativi per l’evento del parto, può non essere davvero d’aiuto, anzi, paradossalmente può costituire un ostacolo, uscendone anche traumatizzato!
Vista da quest’ottica, è chiaro che la loro presenza fisica in sala parto è fraintesa e a tratti sopravvalutata, e va rivista.
Prevenire il disagio paterno, come?
Instaurare un buon dialogo tra i partner: parlare in modo sincero è fondamentale per una coppia, e lo è anche e soprattutto nel periodo delicato della gravidanza. Parlare delle proprie emozioni in modo onesto è la medicina migliore.
Fornire ascolto e supporto agli uomini: considerare che gli uomini, anche se non vedono l’ora di diventare padri ed amano assistere la propria consorte, hanno un vissuto emotivo. Anche loro, quindi, possono necessitare di un supporto a più livelli. Potrebbe essere utile, per esempio, aprire un dialogo tra padri e ginecologi, ostetriche, psicologi, e tutte le figure professionali che possono fare qualcosa per preservare il benessere anche della parte maschile della coppia.
Corsi maschili di preparazione al parto non sono una cattiva idea. Come anche percorsi psicologici ad hoc, sia individuali che di coppia.
Esserci non vuol dire solo donare la propria presenza fisica ma è, soprattutto, una questione emotiva molto più profonda.
Questo articolo è stato realizzato anche grazie alla spinta dei lettori che me ne hanno fatto richiesta, quindi a loro va il mio ringraziamento speciale!
…e sai quante volte penso… anche se non posso dirlo per esperienza personale, ma sai quante volte penso che non dobbiamo sottovalutare quanto può avvertire il bimbo la presenza e il modo di esserci di tutti e due i genitori
Bello e nitido il tuo articolo, come sempre attento alle tante possibilità e sensibilità che s’accendono nel vivere di ognuno come singolare e come connesso agli altri
alla prossima! 😉
Si, il bambino recepisce ed assorbe ogni cosa. Perciò è importante “ascoltare” le sue esigenze e farsi aiutare da queste anche per guidare e regolare le nostre azioni
Sarà scelta sua, se non vuole venire chiederò a mio padre XD
Eheh vedo che sei piena di risorse :-p
Personalmente non penso che la vicinanza si esplichi solo con la presenza fisica anzi e credo sia una questione estremamente intima e personale da valutare insieme e in reciproca libertà
Giulia sono d’accordo, le dinamiche di una coppia sono proprie della coppia : solo i membri possono decidere le modalità e i termini di ciò che intendono con “vicinanza”