Oggi è dedicato alla lettera di Bianca, una mamma che ha deciso di condividere con me e con voi le sue emozioni sul diventare genitori. Lei scrive molto bene e incarna i sentimenti di tante mamme che si trovano a vivere situazioni più o meno simili.
Buona lettura!
Il percorso non è il risultato
Si tende, spesso a confondere il “percorso” con il “risultato”.
Una brava mamma non è “nata imparata”, ha dovuto sbagliare (tanto!), sperimentare, provare, piangere, disperarsi, urlare come una posseduta, sentirsi inadeguata, avere paura di rovinare la vita dei propri figli con una “scelta pedagogica non adatta”. Una madre ha dovuto sentirsi dire qualunque cosa dai tuttologi del Mondo, ha dovuto litigare con se stessa e con la persona che le sta accanto in questo durissimo lavoro per trovare un terreno d’incontro e cercare di lavorare Insieme.
Diventare genitori: tra urla strazianti e vergogna
Ma le persone vedono solo che i suoi figli “sono così bravi!”, quel giorno, in quella specifica festa.
Non hanno visto quella volta che si sono buttati per terra nel bel mezzo del supermercato perché volevano per forza il gelato.
Erano assenti quel giorno in cui hanno tirato giù la tovaglia dalla tavola… apparecchiata!
Le loro orecchie non hanno sentito le urla strazianti che sono riusciti a tirare fuori dalle loro ugole d’oro perché dovevano lavarsi i capelli.
Nulla sanno della tua vergogna, la paura che qualcuno potesse sentire tutto quel chiasso e gli venisse in mente di chiamare la polizia, il tuo senso di fallimento. E questo può essere applicato a qualunque aspetto delle nostre vite, non solo al diventare genitori.
Dire “Beato te!” non ha il minimo senso!
I tuoi figli sono così bravi, ma cosa c’è dietro?
Un buon lavoro, una bella casa, un bellissimo rapporto di coppia, un dolce fantastico… Tutto, tutto quello che vediamo intorno a noi è frutto di un percorso, di un processo di apprendimento e fallimento.
Non è fortunato lo scrittore che è riuscito a pubblicare il suo romanzo: ha versato sudore e lacrime per riuscire a scrivere la sua storia e poi ha dovuto fare l’impossibile per riuscire a farsi notare e pubblicare; non è fortuna è duro lavoro.
Colei che ha un rapporto di coppia bellissimo non è stata baciata dalla fortuna: ha dovuto lavorare incessantemente, ogni giorno, per riuscire a costruirlo quel bel rapporto, non è fortuna, non è intervento Divino, è duro lavoro.
Una bella ragazza col sedere di marmo, non è fortunata: sa lei quanti allenamenti fa a settimana, a quante fette di torta ha dovuto rinunciare per ottenere il risultato che voleva; non è fortuna, è duro lavoro.
Paragonarsi agli altri: perchè no?
Dovremmo smettere di paragonare le nostre Vite, i nostri risultati, con quelli degli altri. Ciò che noi vediamo non è che l’1% di un intero, e spesso lunghissimo, processo.
Sarebbe utile concentrarci, piuttosto, su quello che vogliamo ottenere noi, nelle nostre vite, su chi vogliamo essere, come vogliamo essere ricordati, cosa vogliamo lasciare alle persone che ci incontrano ogni giorno. Dovremmo concentrarci a scegliere bene le parole che usiamo con gli altri, ma anche e soprattutto con noi stessi.
Bisognerebbe occuparsi di noi con compassione, lasciando stare gli altri e le loro Vite, che sono tutto fuorché perfette.
I risultati nascono dal lavoro costante. Invece di cercare termini di paragone per flagellarci, cerchiamo punti d’appoggio, qualcuno che abbia abbastanza forza positiva per aiutarci nei momenti più difficili, ma non arrendiamoci.
Andrà tutto bene.
Un passo alla vota ce la possiamo fare.
Bianca
Instagram: @Unamammachelegge