Le ultime ore hanno visto accendersi una polemica infuocata sui social network, in merito ad una foto di Chanel Totti (la figlia del noto calciatore) comparsa sulla copertina di Gente. Perché polemica? Lo scatto riguarda le forme della ragazzina.
La rivista Gente pubblica la copertina su cui campeggia la foto di Chanel Totti, 13 anni, con la didascalia “Gemella di mamma Ilary”, a voler indicare la somiglianza tra mamma e figlia. Il volto della ragazzina, siccome minorenne, è pixelato e quindi non riconoscibile. Dove sarebbe, quindi, la somiglianza? Nel lato B, ovvio. Chanel, infatti, è fotografata di spalle, in costume da bagno, con le forme ben in vista.
La polemica si è accesa tra chi sostiene che quello sia uno scatto innocente, che ritrae semplicemente una ragazzina in costume da bagno e tra chi, invece, sostiene che la foto mostri più di quanto dovrebbe. Chanel Totti indossa un costume da bagno intero, che però, almeno nella foto, non lascia spazio all’immaginazione circa le forme posteriori.
I social si sono spaccati in diverse fazioni: da chi sostiene la libertà, da parte delle donne di indossare qualsivoglia indumento senza doverne essere colpevolizzate, a chi invece è convinto che il costume da bagno indossato da Chanel sia un normalissimo costume e non ci vede, quindi, alcuna eccessiva sessualizzazione.
Le polemiche nate sui social network, però, come sempre sono orientate e pendono su una bilancia fatta di valori personali. Ogni fatto di cronaca, di gossip e di rilevanza sociale che finisce sulle piattaforme social, ne spacca l’utenza, che proietta parti di sé sui personaggi coinvolti.
Ogni persona, ogni singolo utente, che sente di dover dare la propria opinione sull’accaduto, lo fa perché richiamato dal proprio sistema di valori. Non è il fatto in sé ad essere interessante, ma il modo in cui risuona in me. Ciò che mi fa provare, le esperienze personali che mi richiama alla mente.
Del resto, a chi importa se una ragazzina indossa un costume (succinto oppure no) e va al mare? Anche se è la figlia di Totti, il fatto non è di alcuna rilevanza, se non tocca l’intimità e il tallone d’Achille di ognuno. È da qui che nascono le polemiche social.
Ilary Blasi contro Monica Mosca, direttore di Gente, per l'imbarazzante copertina dedicata alla figlia Chanel. #gente #totti pic.twitter.com/NTpOhdNuBp
— Giuseppe Candela (@GiusCandela) August 23, 2020
Ma, come spesso accade quando scoppiano polemiche sui social e si accende la macchina della gogna mediatica, si perde di vista il reale punto della situazione.
I fatti sono questi: una ragazzina di 13 anni è stata fotografata da una rivista di gossip, il suo viso è stato oscurato ma il lato B messo in bella vista, per sottolinearne la somiglianza con quello di sua madre.
Secondo i parametri della Carta di Treviso, che riguarda la tutela dei minori, forse la cosa non sarebbe proprio dovuta accadere. Il documento, infatti, nasce con l’obiettivo di tutelare il minore, la sua dignità e la sua immagine, nonché la sua privacy.
Prima di pubblicare qualunque attività che riguardi un minore, quindi, il giornalista che viene in possesso del materiale deve domandarsi se questo potrà ledere la privacy e la dignità del minore in questione. Questo non ha nulla a che fare con l’opinione degli utenti dei social e col fatto che il costume da bagno di Chanel Totti sia casto oppure no: la Carta di Treviso è un protocollo firmato dall’Ordine dei Giornalisti al fine di regolare i rapporti tra informazione ed infanzia, per la tutela di questa delicata fase della vita.
Al di là della vicenda accaduta a Chanel Totti, se da un lato è vero che i ragazzi e le ragazze spesso non hanno coscienza di cosa voglia dire mostrare le proprie nudità sui social ed esporre se stessi a rischi di ogni tipo, ciò non vuol dire che si possa rendere pacifica la pubblicazione di determinato materiale da parte di terzi.
Come abbiamo già visto in un precedente articolo, un fenomeno -purtroppo- molto in crescita è quello che riguarda la creazione, da parte di adolescenti, di account social su cui postare foto di se stessi senza veli. Esso sta conoscendo un’espansione così grande da arrivare ad essere normalizzato. Almeno nella mente delle persone comuni. Non è raro, infatti, imbattersi nell’opinione di chi vede con assoluta naturalezza il fatto che una minorenne pubblichi foto di sé nuda o in posizioni ammiccanti, giustificandolo con una tanto abusata e reclamata libertà di espressione da parte delle donne.
Il fatto che oggi siamo abituati a vedere ragazze (anche minorenni) poco pudiche, ha portato a normalizzare la cosa, etichettando chi non lo fa come Puritano. È di poche ore fa, infatti, la nuova polemica social che a suon di hashtag #puritani, taccia di chiusura mentale chi non vede di buon occhio il trend.
Ma la tutela del minore, per fortuna, e sperando che le cose restino sempre così, non ha nulla a che vedere con l’opinione degli utenti della rete, nonostante spesso questi si assurgano a giudici ed esperti, ora di medicina, ora di psicologia, ora di gender studies.
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